Nel giorno dell’anniversario, il quinto, della terribile scossa sismica che devastò Amatrice e altri borghi del Centro Italia, che poi vennero colpiti anche da altri terremoti nei mesi successivi, vengono come di consueto diffusi i dati che sintetizzano lo stato di avanzamento del percorso della ricostruzione.
Mai come quest’anno emerge un significativo scatto in avanti. Basta credo un dato per fotografarlo, tra i numerosi che sono raccolti nel Rapporto dedicato, esplicitato nell’introduzione del commissario straordinario Giovanni Legnini: “Il numero di domande approvate, e di cantieri autorizzati, è raddoppiato rispetto al totale dei quattro anni precedenti: erano 5325 al 30 giugno 2020; sono 10.263 al 30 giugno 2021, con un incremento di quasi cinquemila pratiche approvate, delle quali oltre 3300 nel primo semestre 2021”. Anche il versante pubblico della ricostruzione, tradizionalmente più complesso da governare, mostra incoraggianti segni di risveglio. Il lavoro della nuova struttura commissariale, insediata circa un anno e mezzo fa, dà oramai frutti innegabili, ancora più lodevoli se consideriamo che una buona parte del suo cammino di lavoro è stato ostacolato dall’emergenza pandemica.
Se quindi la cosiddetta ricostruzione fisica appare in Italia centrale efficacemente avviata, credo che il dibattito vada in qualche modo aggiornato alla luce delle nuove esigenze e delle nuove opportunità. Ferma restando la priorità di continuare a sorvegliare la rapidità e l’efficacia della ricostruzione delle case e degli edifici pubblici, emerge – non è un caso che il Rapporto del commissario lo sottolinei – anche grazie alle opportunità connesse al Piano nazionale di ripresa e resilienza, una inedita disponibilità di risorse dedicate alla rinascita economica e sociale di quei territori, con un occhio particolare a temi come le smart city, l’innovazione, l’efficienza energetica accanto al sostegno alle vocazioni territoriali, al turismo, al sistema agroalimentare. Tra contratto istituzionale di sviluppo e Piano complementare al PNRR, si arriva a sfiorare i due miliardi di euro di fondi (in parte destinati anche al cratere 2009) da impiegare per gli obiettivi citati, e per altri. La possibilità di un intervento del genere coincide peraltro con l’affermazione del dibattito, generato nella fase pandemica, sulle nuove opportunità di affermazione delle aree periferiche del nostro Paese in virtù delle maggiori garanzie che offrono in termini di qualità della vita e delle nuove possibilità lavorative a distanza. Aree periferiche che nel Centro Italia coincidono in parte con quelle colpite dalle scosse sismiche.
C’è quindi una grande opportunità non solo di riscatto, ma di sperimentazione di nuove traiettorie innovative, con il concorso degli amministratori locali che hanno rappresentanza nella Cabina di coordinamento che gestirà progetti e risorse. Un’opportunità anche politica, che il Partito Democratico deve sapere cogliere offrendo loro attenzione e supporto, nella prospettiva di contrasto a una forma di diseguaglianza che accanto alle altre si è fatta negli anni sempre più insidiosa, quella tra territori.
Michele Fina
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