E’ molto significativo, ed ha una valenza che ritengo molto ampia, l’annuncio del ministro del Lavoro Andrea Orlando della imminente convocazione delle parti sociali per arrivare a un accordo sulla nuova regolamentazione del cosiddetto smart working.
L’urgenza è evidente (tanto che il ministro, pur auspicando l’accordo, ha chiarito che nel caso non venga raggiunto dovrà essere approvata una legge ad hoc) perché una volta scaduto a fine anno lo stato di emergenza si tornerà alla legge precedente, ma occorre sostenere la novità dell’esplosione dell’utilizzo. Nel corso della fase più dura dell’emergenza pandemica il lavoro a distanza è arrivato a coinvolgere circa sette milioni di lavoratori, a fronte dei 570mila dell’anno precedente. Nel post – pandemia, stima il Politecnico di Milano, gli smart worker continueranno a essere in cinque milioni, sebbene in molti casi alternandosi con il lavoro in presenza. L’utilizzo che continuerà a essere massiccio impone quindi, ha detto il ministro Orlando, di arrivare a una regolamentazione che scongiuri il rischio di situazioni differenti, e consenta di lavorare senza squilibri sia in presenza che a distanza. Tra le questioni di cui la nuova regolamentazione si dovrà far carico, esplicitamente citate da Orlando, ci sono infatti la sicurezza sui luoghi di lavoro e il cosiddetto diritto alla disconnessione.
E’ un passaggio decisivo che non esito a collocare sullo stesso piano di altri, come le attese riforme degli ammortizzatori sociali in senso universale e delle politiche attive, perché la qualità e l’efficacia della futura regolamentazione del lavoro a distanza rientra tra gli interventi che misureranno anche la capacità della nostra società di riuscire ad accompagnare le novità e le innovazioni che caratterizzeranno la sua evoluzione. Che io considero non solo e non tanto il suo miglioramento in senso tecnico quanto piuttosto quello sul fronte della qualità della vita e dei diritti. Da una prospettiva più ampia è la stessa visione che si deve applicare alle questioni che attengono alla transizione ecologica ed energetica, dove l’intervento del pubblico sarà virtuoso nella misura in cui riuscirà a fornire strumenti di protezione alle fasce più vulnerabili della popolazione di fronte ai cambiamenti, fino all’obiettivo di riuscire a trasformare i rischi in opportunità. In generale la nuova regolamentazione del lavoro a distanza riguarderà anche il settore pubblico, nell’ambito della predisposizione del nuovo contratto, e la sicurezza dei dati, questione tutt’altro che “per addetti ai lavori”, come dimostra il grave attacco recentemente subito dalla Regione Lazio.
Michele Fina
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