E’ naturalmente ancora presto per fare un bilancio della maratona negoziale che si è aperta nei giorni scorsi con il G20 di Roma e che sta proseguendo con la Cop26 di Glasgow. Sulla questione maggiormente all’attenzione, le politiche di contrasto al cambiamento climatico, le diversità di vedute e di approccio della vigilia si stanno riproponendo in tutta la loro complessità. In estrema sintesi si registra la presenza di un fronte, guidato essenzialmente da Unione europea e Stati Uniti, che preme maggiormente per politiche ambiziose e un secondo, di cui fanno parte Cina, India e Russia, a favore di una transizione più blanda e meno stringente. Rispetto a qualche giorno fa si nota qualche apertura nelle posizioni di Cina e India che in ogni caso – è bene sottolinearlo – non negano il problema ma sono riluttanti ad assumersi la responsabilità di affrontarlo ritenendo che spetti in primo luogo ai soggetti con un’industrializzazione più datata.
In attesa e con la speranza che la trattativa registri un salto di qualità si può sin da ora mettere in evidenza un importante risultato conseguito dal G20 di Roma, ben rappresentato dalla conferenza stampa congiunta a cui hanno preso parte il presidente del Consiglio italiano e il presidente americano. Si tratta del ritorno del multilateralismo, che si può definire come superamento di una fase storica di ubriacatura collettiva che è culminata con la pandemia. Prima dell’ondata di Covid-19 che di fatto ha cambiato la storia lo scenario globale era caratterizzato da fortissimi spaccature e divisioni e da un ruolo degli Stati Uniti consapevolmente impostato sul sabotaggio di un metodo di decisione fondato sul dialogo e sul confronto. Questo si tradusse nell’uscita degli Stati Uniti dall’Organizzazione mondiale del Commercio e dagli accordi di Parigi sul clima, e in una “guerra dei dazi” che coinvolgeva aspramente persino gli storici alleati europei. Oggi quei dazi vengono rimossi, un successo diplomatico che fa seguito al rientro degli Usa nel Wto e negli accordi sul clima; a questo si aggiunge un importantissimo accordo raggiunto sulla distribuzione dei vaccini contro il Covid – 19 ai Paesi più poveri, e quello raggiunto sulla tassa globale contro i colossi mondiali. E’ particolarmente importante l’intesa sui vaccini: non deriva da un gesto di improvvisa generosità dei ricchi a beneficio dei poveri, ma dalla consapevolezza che la complicata guerra contro la pandemia si vince solo attraverso una protezione generalizzata, in grado di impedire la formazione di varianti; e che quindi la protezione della popolazione nei Paesi più poveri conviene a tutti.
Una visione che a ben vedere si potrebbe adottare anche per la questione del clima, in particolar modo negli stanziamenti a favore dei Paesi meno avanzati affinché mettano in campo le politiche e gli investimenti necessari. La riduzione delle emissioni deve infatti svilupparsi globalmente perché i benefici siano effettivi.
Le questioni più urgenti della nostra epoca, salute e ambiente, evidenziano in definitiva l’ineludibile necessità di lavorare in sinergia e in connessione. Per questo il ritorno del multilateralismo è in ogni caso una buona notizia. L’auspicio è che la strada che si è aperta a Roma venga percorsa con sempre maggiore decisione.
Michele Fina
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