Nell’85esimo incontro della rubrica di Michele Fina “Dialoghi, la domenica con un libro” sono stati ospiti il giornalista Paolo Berizzi e Simona Malpezzi, capogruppo del Partito Democratico al Senato. E’ stato presentato il libro di Berizzi “E’ gradita la camicia nera. Verona, la città laboratorio dell’estrema destra tra l’Italia e l’Europa” (Rizzoli).
Fina ha sottolineato che l’autore è “ospite per la terza volta e ogni volta ricordiamo che è l’unico giornalista in Europa sotto scorta per minacce neofasciste e neonaziste: un dato che indica il livello di pericolosità di questi fenomeni, che spesso vengono sottovalutati. Il libro inizia con il racconto di quello che si è scatenato a Verona quando l’autore ha provato a organizzare una presentazione, l’atteggiamento delle organizzazioni che la fanno da padrone e quello ondivago del sindaco”.
Berizzi ha spiegato di avere deciso di raccontare Verona “perché è l’archetipo, il luogo dove l’estrema destra si è saldata con quella istituzionale. Qui c’è una sinergia di sistema tra i gruppi neofascisti e neonazisti e il governo cittadino. E’ il laboratorio dell’estrema destra italiana da molto tempo e lo è sempre di più. Ci sono dei fili che risalgono all’inizio del movimento fascista, il fascio veronese fu il terzogenito nato appena dopo i fasci italiani di combattimento di piazza San Sepolcro, a Milano. Negli anni di piombo Verona era poi una base per le organizzazioni eversive neofasciste”. Oggi “a Verona c’è la saldatura tra le formazioni di ultradestra, la destra sovranista e il complesso e variegato mondo ultracattolico reazionario, oscurantista e omofobo, spesso nel silenzio e nell’indifferenza generale. A Verona poi lo stadio rappresenta una sorta di serbatoio per i gruppi neofascisti. Facciamo fatica a scorgere la sagoma della Verona democratica e progressista perché è oscurata dalla Verona nera. Come dice Liliana Segre l’indifferenza è peggio dell’odio: lasciare passare questi fenomeni significa complicità, eppure una parte della politica per molti anni ha fatto finta di niente. Se neghiamo tuttavia l’esistenza dei fascisti facciamo loro il più grande favore. Poi è arrivato l’assalto alla Cgil del 9 ottobre che è stato un’azione eversiva che aveva come obiettivo attaccare la democrazia. I fascisti lo hanno sempre fatto, è così che hanno debuttato nel nostro Paese”.
Per Malpezzi “Paolo quando scrive dipinge, rappresenta molto bene quello che racconta, lo fa anche in questo libro. Ti fa vedere anche un colore che non c’è, quello del pudore: alcune cose sono state sdoganate troppo facilmente, si è visto quando in Parlamento abbiamo chiesto di votare la mozione di scioglimento di Forza Nuova, in molti ci hanno detto che il pericolo fascista non esiste più. C’è un non riconoscimento delle azioni fasciste e squadriste, ancora oggi si fa fatica a utilizzare queste parole ma noi abbiamo semplicemente chiesto l’applicazione della Costituzione e di una legge dello Stato. Per tutte le altre forme di violenza c’è il codice penale, vanno distinte. Non possiamo permetterci sottovalutazione e sdoganamento, occorre servirsi del nostro patrimonio culturale, valorizzare le azioni educative, dobbiamo quando serve avere il coraggio di sembrare persino controcorrente perché se ci allontaniamo dai fatti facciamo fatica a raccontare che quelle cose esistono e che il pericolo c’è”.
La registrazione del dialogo è disponibile qui.
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