Un momento di confronto, attraverso l’organo più rappresentativo, sulla guerra russa in Ucraina. Il Partito Democratico abruzzese ha tenuto un’Assemblea straordinaria per approfondire portata e implicazioni, anche di livello locale, dell’aggressione militare russa. Per il segretario Michele Fina “il ruolo del Pd, a cominciare dai livelli locali, deve essere quello di supportare le iniziative a sostegno della pace e delle popolazioni colpite” dei, ha detto, “territori per la pace”. All’Assemblea ha partecipato il deputato Enrico Borghi, responsabile nazionale “Politiche per la Sicurezza” del partito che ha sottolineato l’importanza di tenere iniziative di approfondimento di “una vicenda che evolve in un contesto nuovo, caratterizzato anche ad esempio dalla guerra di informazione e dalla guerra cibernetica. Il Pd vuole contribuire ad assicurare il posizionamento corretto del nostro Paese. L’aggressione della Russia vuole rimettere le lancette della storia indietro di ottant’anni attraverso un disegno di tipo nazionalistico. E’ lo sforzo di rientrare tra le grandi potenze che è alla base di questa sciagurata guerra: la Russia vive con difficoltà la creazione del duopolio Stati Uniti – Cina, punta a stabilire una primazia nell’area delle repubbliche ex sovietiche e allo stesso tempo vuole affermare i valori russi in contrapposizione a quelli occidentali. La Russia vuole affermarsi su scala globale in un momento di difficoltà interne della sua società. Penso tra queste al declino demografico, a un problema di stabilità dell’assetto politico interno in vista delle elezioni del 2024 dopo oltre vent’anni di governo ininterrotto di Putin e a quelli legati alla transizione energetica vista la dipendenza dalle risorse naturali”.
Per Borghi tuttavia “Putin ha sbagliato alcuni conti, la guerra lampo in cui sperava non si è concretizzata e ha sottovalutato il grado di reazione della comunità internazionale e dell’Occidente. La decisione del Parlamento italiano è quella di dare sostegno anche militarmente alla resistenza ucraina, tenuto conto che questa possibilità si inserisce nelle previsioni dell’articolo 11 della nostra Costituzione ma che la risposta dell’Occidente non può essere solo di questo tipo. Occorre mobilitare le coscienze per affermare la prevalenza del dialogo e della diplomazia. La risposta politica poi è un salto in avanti dell’Unione europea, lo choc della guerra può che far nascere l’Europa della difesa comune e della compartecipazione degli Stati a una risposta collettiva a sfide come questa. La guerra dimostra poi il fallimento delle politiche sovraniste degli Stati di Visegrad. Se si applicassero non si potrebbero fornire le risposte umanitarie necessarie in questo momento, poi si dimostra come lo sbocco del sovranismo non può che essere la guerra”.
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