Nel 109esimo incontro della rubrica “Dialoghi, la domenica con un libro”, trasmesso il Primo Maggio, è stato presentato il libro dell’italoamericano Pietro Di Donato “Cristo tra i muratori” (Readerforblind). Ha condotto il dialogo Giovanna Di Lello (direttrice del John Fante Festival “Il dio di mio padre”), vi hanno partecipato Alessandro Genovesi (segretario generale Fillea – Cgil) e Toni Ricciardi (storico delle migrazioni e delle catastrofi dell’Université de Genève).
Il romanzo è stato pubblicato negli Usa nel 1939, ha avuto anche una versione cinematografica. E’ uscito in Italia nel 1941 per poi essere ripubblicato in diverse edizioni. L’ultima di Readerforblind ha la traduzione di Nicola Manuppelli. Per Di Lello si tratta di un testo “denso, dolorosissimo, pieno di compassione. E’ autobiografico e denuncia lo sfruttamento dei lavoratori, è considerato il primo romanzo proletario americano scritto da un proletario. E’ la storia di Paul che dopo la morte del padre Geremio è costretto dodicenne a lavorare per mantenere la famiglia. Siamo negli anni Venti del secolo scorso, il padre era abruzzese, capomastro di un cantiere edile. La famiglia si vede negato il risarcimento, si scontra con l’indifferenza perché Geremio non era un cittadino americano. Il romanzo si conclude con Paul diciottenne, che frequenta la scuola serale e si ribella alla sua condizione di subalternità in seguito alla morte anche del compare, anch’egli sul lavoro. Questa presentazione è anche l’occasione per parlare di lavoro e della sua negazione, morire di lavoro, che è il tema principale del romanzo e che purtroppo ci riguarda da vicino. Nel 2021 i morti sul lavoro nel nostro Paese sono stati 1221”.
Genovesi ha sottolineato “l’atto di ribellione di Paul che nella vita di Pietro Di Donato coincide con una scelta politica, che costò al romanzo anche un bersagliamento maccartista da una parte dell’establishment. Il primo maggio serve anche a rinnovare l’impegno sulle morti sul lavoro. Si muore ancora sul lavoro, in modo simile a quello di Geremio e del padrino di Paul. Ancora oggi la prima causa di morte dei cantieri è la caduta dall’alto, come alla fine degli anni Cinquanta. Quello edile è ancora il lavoro dei disperati, le morti sono legate a carichi eccessivi, super – sfruttamento e organizzazione di cantiere, una situazione accentuata dal momento che stiamo vivendo, caratterizzato dalla domanda di lavoratori nettamente superiore all’offerta. La situazione complessiva è tuttavia migliorata rispetto a quella del romanzo grazie al sistema di tutele pubbliche e sindacali senza le quali conteremmo molti più morti. La normativa in parte c’è ma il problema è che abbiamo un tessuto di piccole e medie imprese e abbiamo perso ispettori del lavoro. Negli ultimi anni è inoltre mancata la pianificazione, abbiamo drogato la domanda senza preparare l’offerta di lavoratori, che ha influenzato la qualità della sicurezza. Per contrastare questa situazione sono state approvate le nuove norme, il Durc di congruità e l’obbligo per le imprese per avere incentivi di essere iscritti alla Cassa e fare formazione. Ma questo obbligo partirà il 27 maggio, i bonus drogano il mercato da almeno un anno”.
Ricciardi ha scritto un saggio sulla tragedia di Mattmark del 1965, la più grande catastrofe dell’edilizia svizzera, nella quale si registrarono 88 vittime di cui 56 italiane: “La diga che stavano costruendo paradossalmente è rimasta intatta e il processo terminò sette anni dopo con la condanna ai familiari delle vittime al risarcimento delle spese processuali. L’avvenimento fu uno spartiacque: anche grazie all’intervento del sindacato ci fu la costruzione di un percorso. Quello che serve sono ancora oggi interventi legislativi concreti”.
Dalla centesima puntata la rubrica si presenta in veste rinnovata, avvalendosi della collaborazione di Michele Fina con l’attore Lino Guanciale, con Giovanna Di Lello e con Massimo Nunzi (compositore e direttore d’orchestra, trombettista e divulgatore).
La registrazione del dialogo è disponibile qui.
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