Michele Fina oltre a stimolare gli ospiti con domande e richieste ha ricordato anche lo spettacolo teatrale interpretato da Lino Guanciale “Non svegliate lo spettatore” che, ha detto, “ha il merito di avvicinare la parte dolorosa della vita di Flaiano dando una nuova luce alla sua opera, che ne fu segnata come del resto la vita”.
Sergiacomo del proprio libro ha spiegato che “nasce molti anni fa, questa è la seconda edizione, testimonianza della fortuna di cui gode Flaiano, evidenziata anche dalle numerose ripubblicazioni delle sue opere, circostanza non comune a tutti gli autori. La sua fortuna dipende anche dal fatto che fu considerato un battutista e anche oggi le sue battute, i suoi aforismi sono sulla bocca di tutti. Quando cominciai a studiarlo non mi colpì immediatamente, mi ha catturato pian piano con la sua intelligenza. La sua scrittura è particolare, lontana dal neorealismo, con un forte controllo razionale, che fa pensare ma anche ridere. Conobbe da vicino il dolore, la sua infanzia fu segnata da collegi e abbandoni. La sua unica figlia fu malata. Il dolore è molto presente nelle sue opere, dove la religione dell’amore è la chiave per superarlo e superare la filosofia del rifiuto. Poi un’altra reazione di Flaiano al dolore arriva dal suo razionalismo illuminista che gli fa cogliere i lati storti del mondo. Da grande scrittore satirico riesce a riscrivere questo male, riuscendo a indignare e a fare ridere”.
Gambacorta ha fornito un commento al lavoro di Sergiacomo che, ha detto, “è una delle maggiori esperte di Flaiano che abbiamo in Italia, è una storica e una critica letteraria, il suo libro è un punto fermo, guarda il pianeta Flaiano a 360 gradi. Si passa dall’analisi degli eventi che ne hanno contrassegnato la vita arrivando a un dragaggio della bibliografia critica, passando dall’analisi dei lavori e delle opere”.
Del proprio lavoro Gambacorta ha messo in evidenza che “è un contributo, nato nel 2010 e poi sviluppatosi in tre edizioni, fatto di interviste su Flaiano realizzate in occasioni diverse. Vuole essere uno stimolo per avvicinarsi a uno scrittore più complesso da come la vulgata lo dipinge. Era un autore eclettico, libero, che spinto dalla sua intelligenza cambiava di continuo area di interesse. Anche come lettore oltre a essere precoce fu un non – specialista. I suoi aforismi ci restituiscono inoltre una notevole capacità anticipatrice. In Flaiano la frequenza umana non viene mai meno”.
Invitato ad analizzare gli aspetti che legano Flaiano all’Abruzzo a partire dalla celebre lettera a Scarpitti, Gambacorta pur ricordandone la sincerità e l’importanza ha messo in luce altre caratteristiche della sua opera, a cominciare dall’attenzione al cinema americano e dal legame con la dimensione letteraria europea, emerso già nel romanzo “Tempo di uccidere”.
Dalla centesima puntata la rubrica si presenta in veste rinnovata, avvalendosi della collaborazione di Michele Fina con l’attore Lino Guanciale, con Giovanna Di Lello (direttrice del John Fante Festival “il dio di mio padre”) e con Massimo Nunzi (compositore e direttore d’orchestra, trombettista e divulgatore).
La registrazione del dialogo è disponibile qui.
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