Michele Fina ha incontrato Raffaele Colapietra, storico e già docente universitario di storia moderna, per presentare il suo ultimo libro “Intervista sull’Aquila. Storia della città in sessanta risposte” (Textus edizioni), a cura di Marta Vittorini (direttrice dell’Archivio di Stato dell’Aquila). L’incontro è stato il 134esimo del ciclo “Dialoghi, la domenica con un libro”.

Il confronto in realtà ha spaziato anche su altri campi, a partire specialmente dagli importanti studi di Colapietra su Benedetto Croce, sul quale ha scritto due libri che ne esplorano i rapporti con la politica militante e pratica. Fina ha rilevato: “Il tema del Mezzogiorno è presenta ancora una volta oggi con il sapore di una possibile divisione del Paese. Il Mezzogiorno torna a essere la questione centrale, non si è mai risolta. Tornano le diseguaglianze e le marginalità di chi vive al Sud e nelle aree interne. Siamo per l’Abruzzo di fronte a un bivio, non si sa se grazie alla grande disponibilità di fondi saremo in grado di superare i limiti strutturali”.

Per Colapietra la questione non si mai risolta “perché il Mezzogiorno è stato conquistato militarmente. Poi c’è stato il brigantaggio, una forma se non di protesta, di disagio, per usare un termine blando. E’ stata un’unità nazionale di fatto imposta. Per quanto riguarda l’Abruzzo oggi, inviterei i cittadini a rendersi conto che lo Stato può fare un certo punto viste le proporzioni rispetto al totale del territorio italiano, anche se l’Abruzzo ha alcune caratteristiche peculiari, su tutta la compresenza di mari e monti”.

Sul libro che si presentava, Fina ha detto: “Vi si raccontano otto secoli attraverso i luoghi e le biografie”. Colapietra ha spiegato che dalla nascita fino all’epoca spagnola “L’Aquila ha una posizione di prim’ordine grazie alla collocazione geografica, con un sistema di governo che fu un vero e proprio unicum nella storia del Mezzogiorno e un’apertura particolare soprattutto al mondo toscano e milanese. Questo l’ha resa un punto di riferimento e ha anche determinato il fatto che gli spagnoli la vedessero con ostilità. Poi dagli spagnoli in poi L’Aquila pur non mantenendo un ruolo centrale è stata un’importante provincia”. Riguardo l’attualità, “oggi si sentono molto le conseguenze del disegno della cosiddetta Grande L’Aquila: il Comune dell’Aquila dal punto di vista dell’estensione è uno dei maggiori d’Italia, e la presenza di molte frazioni aumenta la frammentazione senza dare particolari effetti sul numero degli abitanti”.

La registrazione del dialogo è disponibile qui.