Nel 141esimo incontro della rubrica “Dialoghi, la domenica con un libro” è stato presentato il romanzo di Giovanna Chiarilli “C’era una volta un re…” (Giraldi Editore). Oltre all’autrice hanno preso parte al dialogo Giovanna Di Lello (direttrice del John Fante Festival “il dio di mio padre”) e il regista e attore Marco Cavallaro, che ha firmato la prefazione e curato la trasposizione teatrale.

Di Lello ha detto: “Chiarilli è giornalista, sceneggiatrice e romanziera. Ha lavorato per tanti anni nell’ambito degli italiani all’estero, è stata tra l’altro autrice del canale Rai indirizzato ai nostri connazionali nel mondo. Si è trasferita ad Ortucchio, in provincia dell’Aquilla, paese di origine della sua famiglia. Le protagoniste del romanzo sono tutte donne, hanno un legame fortissimo, una vera e propria sorellanza. Si incontrano perché una di loro ritrova un diario che hanno scritto assieme nel corso dell’ultimo anno di liceo, negli anni Ottanta. Il lettore assiste a un tuffo nel passato e nell’adolescenza commentato da donne mature che sono costrette quindi a fare un bilancio della propria vita. Il libro è divertente, c’è tanta ironia, e i dialoghi sono molti realistici, così come il linguaggio riportato sul diario. Il romanzo è anche un’intensa riflessione sulle problematiche delle donne nella società di oggi, sugli uomini, sui bambini. L’adolescenza è molto forte in questa storia, si parla dei sogni che la contraddistinguono. Nel romanzo c’è Ortucchio, il paese di origine dell’autrice”.

Chiarilli ha spiegato che “il romanzo è stata una sfida perché il diario esiste, anche in questo caso corale, l’ho ritrovato e rileggendolo ho rivissuto un anno di vita. C’è quindi molto di autobiografico, ho davvero richiamato le mie amiche e ci siamo incontrate: è stata come una terapia di gruppo. Quando ho iniziato a scriverlo mi sono resa conto che i dialoghi erano la parte forte del racconto, e da lì ho chiesto la collaborazione di Marco Cavallaro per la rappresentazione teatrale, realizzata dieci anni fa. Se non ci fosse stata probabilmente non ci sarebbe stato nemmeno il libro. E’ venuto tutto molto spontaneo, i modi di dire e il linguaggio si rubano dalla vita, molto mi ha aiutato Marco. Per quanto riguarda il messaggio più generale, non credo che la mia generazione abbia dato un contributo politico e sociale molto grande e anche le donne che descrivo sono normali, che hanno conquistato uno spazio nella vita senza grande clamore. Nel racconto quello che era partito come un momento di gioco sarà uno choc, le cambierà tutte e darà una svolta alle loro vite”.

Cavallaro ha ricordato quando circa dieci anni fa ricevette lo scritto si accorse che “era a metà tra romanzo e testo teatrale, ci ho visto subito una bella storia, al femminile, che mancava al teatro moderno. Sono contento che Giovanna abbia deciso di tramutarlo in romanzo, è venuto un bel racconto, in cui si possono riconoscere molte donne, specialmente quelle di una certa generazione, che curavano un diario. In questo libro ci ho visto un messaggio sull’importanza dei ricordi, che ci fanno essere le persone che siamo oggi. Le protagoniste ricordano una parte della loro vita con bellezza”.

La registrazione del dialogo è disponibile qui.