Di Lello ha detto che “Oria Gargano è esponente di spicco del movimento femminista italiano, fondatrice e presidente della Cooperativa sociale Be Free che si occupa della lotta alla violenza sulle donne. Ha pubblicato diversi saggi sulla violenza di genere, il romanzo che presentiamo è la sua prima opera narrativa. Si narra di un grande amore, tra Linda, una giovane studentessa di Tagliacozzo che non si riconosce negli ideali della sua famiglia, conservatori e fascisti (siamo negli anni Quaranta) e Leandro, figlio di una portinaia di Roma, che diventa uno dei capi della Resistenza e leader del Partito Comunista. Il loro amore supera ogni ostacolo, per certi versi è perfetto, sganciato dalla disparità di potere, dall’istinto di possesso maschile, dall’attitudine all’abnegazione delle donne. E’ anche la storia di Linda, che riesce a staccarsi dalla famiglia e dai valori patriarcali, acquista la consapevolezza del suo essere donna libera. Diventerà un’insegnante e protagonista del movimento femminista italiano. Il romanzo è anche un omaggio alle prime femministe italiane, alla loro sorellanza. La storia, che attraversa cinquant’anni, è raccontata da una nipote di Linda. Il romanzo è bello, molto articolato, tra l’altro l’Abruzzo è molto presente. Traspare l’urgenza di raccontare tra le altre cose le lotte delle donne negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso; molto presente il tema del rapporto tra le generazioni, come quello dell’insegnamento e dell’educazione, inteso come momento fondamentale della crescita delle donne. Oggi sembra che la scuola non goda della stessa considerazione”.
Per Sibona “è lo stile di questo romanzo a essere poderoso, una cifra molto particolare, una scrittura che non lascia respiro per la sua ricchezza e la sua pienezza. La trovo molto bella, elegante, riesce a seguire la Storia che trovo che dovrebbe essere spiegata così anche a scuola, a segnare le varie epoche. Mi ha ricordato per certi versi la Isabel Allende de ‘La Casa degli spiriti’, anche perché c’è qualcosa di magico e irrazionale”.
Gargano ha detto: “E’ una storia che avevo in testa da molto tempo. Sono diventata femminista da subito, il femminismo mi ha insegnato tante cose. Tra queste l’irrilevanza storica delle donne, ma io sono certa della significanza delle loro vite; poi le genealogie delle donne, private di importanza del racconto pubblico, e la sorellanza. Nel romanzo è molto presente, le amiche di Linda crescono assieme, anche politicamente, fino ad arrivare ad aprire i centri antiviolenza. Ci sono quindi alcune parti che sono evidentemente autobiografiche, così come mi ha aiutato il mio lavoro fatto anche dei racconti delle donne. Mi interessava raccontare la storia d’amore e la storia di Tagliacozzo, che è il luogo di origine della mia famiglia, dove ho trascorso molte estati. Qui ho visto il destino di tanti, incluso mio padre, che sono venuti a Roma per cercare una strada, lasciando che il legame con quella terra rimanesse costruttore di significato. Il lavoro che ho fatto è precedente alla scrittura, è di introspezione, nella fase successiva ho corretto poco, è venuto in modo molto spontaneo. Mi piace ora pensare che il romanzo giri, che venga letto, e mi piace vedere come ciascuno lo legga ognuno a modo suo. Scriverlo mi ha messo in contatto direi con una consapevolezza che non sapevo di avere. Ho fiducia in generale nell’evoluzione delle lotte femministe, delle diverse declinazioni. Nel libro ci sono difficoltà tra Linda e la figlia ma nel momento in cui si riavvicinano scocca il momento topico della nostra storia, lo stupro del Circeo, un ceffone per tutte noi. Fa parte della storia collettiva mia e delle mie amiche. Dagli anni Novanta del secolo scorso c’è stato scompiglio nella cultura italiana, con elementi positivi ma facendo piazza pulita di valori importanti, su cui ci siamo formate e formati, che è anche il contesto storico in cui è ambientato il romanzo”.
La registrazione del dialogo è disponibile qui.
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