Serone D’Alò l’ha definito “un testo che tra le altre cose è ricco di esempi ed è un motivo di pregio, si tratta di un saggio sintetico ma denso che permette di andare molto dentro a questioni centrali per lingua e società”.
Per La Penna si tratta di “un libro breve ma non per questo privo di contenuti, pregno anche di analisi etimologiche e storiche. L’autore è anche blogger de La valigia blu, attivista LGBT +. La prefazione di Vera Gheno ci ricorda l’importanza dell’evoluzione della lingua, connessa con società e realtà, oltre che con l’attivismo”.
Accolla ha spiegato: “Ci definiamo come parlanti ed è qualcosa che tocca il mito. E’ l’unica cosa che lega la nostra imperfezione alla divinità. In questa unicità siamo creatori di realtà. Nel momento in cui facciamo coming out attraverso un atto linguistico definiamo un dominio di esistenza, il castello di insulti perde la sua funzione offensiva. Oppure quando le persone transgender scelgono un nome: gli atti linguistici sono atti identitari e fondamentali. Per quanto riguarda le parole che ho scelto nel titolo, va detto che dietro il concetto di norma c’è un malinteso, ovvero che sia connessa all’immutabilità. Ma in realtà ciò che viene riconosciuto come una consuetudine storicamente è stato un’eccezione alla regola: dal volgare sono nate le lingue che parliamo oggi. La norma è una fotografia del qui e ora, mentre la trasgressione è quel processo storico che porta ai mutamenti sociali. Se per grammatica intendiamo un sistema di regole, l’unica che dovremmo riconoscere è quello che attiene alla perenne mutabilità delle regole in gioco. Ciò detto è innegabile che abbiamo bisogno di stabilità, ma va considerato e inteso che le regole prima o poi verranno rimesse in gioco e ricontrattate. E’ così che funziona il cambiamento sociale; oggi molte categorie escluse chiedono visibilità e diritti, e da ciò consegue nuova produzione linguistica”.
Per l’autore “il centro è la dimensione in cui c’è chi gestisce il potere effettivo, oggi il maschio bianco eterosessuale possibilmente borghese e cristiano, le altre realtà sono marginalizzate. Nei processi evolutivi c’è un movimento dialettico tra i margini e il centro, attraverso cui ora si contesta il sistema di potere creato dal patriarcato. Una strada potrebbe essere fare alleanze per creare un mondo per così dire meno sanguinario, non è sostenibile una società in cui ci si sono i primi e gli ultimi. Non possiamo dominare e definire la natura in modo esaustivo, ma la cultura sì, i suoi limiti, occorre usare la nostra ragione per capire come funzionano i sistemi sociali e usare l’evoluzione per creare un modo più sostenibile umanamente e affettivamente”.
La registrazione del dialogo è disponibile qui.
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