“Il tema della carenza e del costo eccessivo degli alloggi per gli studenti universitari, collegato all’emergenza abitativa, è annoso, e risulta aggravato da una serie di eventi. C’è la necessità di un approccio strutturale e allo stesso tempo di interventi urgenti, a breve termine. Intanto è da sostenere e ascoltare la protesta delle studentesse e degli studenti partita da Milano,”: lo dichiara Michele Fina, senatore del Partito Democratico.

Fina prosegue: “L’esplosione del costo degli alloggi mette di fatto a rischio anche il diritto allo studio. Il nostro Paese è fanalino di coda in Europa per quanto riguarda la disponibilità di residenze studentesche, si trova nella complicata situazione di gestire in molte città d’arte la convivenza di sedi universitarie e di itinerari turistici che finiscono con il determinare l’ingresso di un elevato numero di abitazioni negli affitti a breve e brevissimo termine, drogando così il mercato. E’ evidente che è necessaria una regolamentazione, che non si può risolvere in divieti. L’intervento dello Stato, con indirizzi legislativi e risorse, è necessario per rendere conveniente l’incontro tra domanda e offerta di alloggi, altrimenti il rischio che le nostre città diventino enormi bed and breakfast, al servizio dei weekend e dei ponti delle festività, del turismo mordi e fuggi, è concreto. Il governo latita e di certo non è consapevole, l’unica scelta che si è registra è stata quella di cancellare i 330 milioni per gli affitti. Su questo, come già dichiarato dalla nostra segretaria Elly Schlein, è necessaria una mobilitazione. Va allargata l’offerta per gli studenti e per le fasce di popolazione più vulnerabili; da prendere in considerazione in questo senso la strada seguita dall’amministrazione bolognese, che si propone di prendere in gestione le case sfitte. Allo stesso modo vanno valorizzate le strutture e le aree dismesse, e occorre darsi una mossa per usare da subito gli oltre 900 milioni messi a disposizione dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Una discussione va aperta, perché occorre invertire la rotta”.