“Sarebbe servita un’iniziativa del Governo prima e del Parlamento poi, per dare al Paese e ai territori una legislazione che affrontasse il fenomeno in modo strutturale uscendo dalla precarietà delle soluzioni congiunturali”: lo ha detto il senatore del Partito Democratico Michele Fina nella dichiarazione di voto nell’ambito della conversione in legge del decreto siccità.
Per Fina invece “siamo di fronte ad un provvedimento che, sebbene abbia visto interventi migliorativi nel corso dei lavori di commissione, risulta lacunoso, non all’altezza del fenomeno: si è persa un’occasione per dotare di norme e risorse le azioni di contrasto e prevenzione della siccità. Il nostro voto contrario non è solo un giudizio su questo provvedimento ma la doverosa denuncia che siamo di fronte ad un fenomeno straordinario che richiede misure straordinarie. Da parte nostra abbiamo tentato di emendare un provvedimento insufficiente e che rischia di essere una scatola vuota”.
Fina ha elencato le mancanze del decreto, sulle quali il governo e la maggioranza hanno rifiutato le proposte di correzione: “La scarsa rappresentatività territoriale della cabina di regia; la presenza di un commissario che agisce in deroga alle norme ordinarie, che non può servire a surrogare surrettiziamente la totale mancanza di visione; l’incapacità di mettere al centro dell’attenzione la primaria esigenza di manutenere e ripristinare prima ancora di realizzare nuove opere e di confrontarsi con il mondo agricolo e con il sistema di Protezione civile sul tema dei piccoli invasi e delle vasche di accumulo”. Il senatore del Pd ha poi contestato il rifiuto dell’emendamento proposto da Ance “in materia di appalto integrato per specificare che i livelli di progettazione mancanti spettano solo all’aggiudicatario e non a tutti i partecipanti”.
Fina ha tuttavia citato anche l’approvazione di due emendamenti che ha presentato: “La misura per la rinaturazione del Po, strumento normativo volto a dare semplificazione e trasparenza per la messa a terra di risorse importanti, così come il nostro emendamento che stabilisce un rapporto elettivo tra cabina di regia da una parte e Autorità di bacino e Regioni dall’altra, in un rapporto istituzionale virtuoso e preferenziale a prescindere dal ruolo degli osservatori permanenti dedicati, norma incredibilmente non prevista nel testo originario”.
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