“Male il governo sul superbonus tra le misure del dl aiuti quater. Gli interventi stravolgono la misura e non risolvono, piuttosto aggravano, le problematiche che la normativa ha accumulato nel corso dei mesi”: lo dichiara il senatore Michele Fina, segretario del Partito Democratico abruzzese.
Fina prosegue: “Anzitutto c’è un difetto di concertazione: non si possono tenere fuori i sindacati e le associazioni di categoria di fronte a decisioni così incisive. Nel merito poi niente è condivisibile. Anzitutto non c’è nessuna misura per lo sblocco dei crediti, emergenza assoluta per famiglie e imprese. I cantieri in corso sono fermi e tante aziende sull’orlo del fallimento. Come fa il ministro Giorgetti a dire che la cessione del credito non è un diritto? Lo è assolutamente per tutti quei cittadini che hanno creduto nella serietà della misura e per le imprese che hanno investito e anticipato ingenti risorse rimanendo in attesa per mesi di monetizzare i crediti rischiando in proprio. Lo Stato deve essere leale e garantire liquidità, anche attraverso Cassa depositi e prestiti, agli imprenditori onesti e alle famiglie che hanno creduto nell’efficientamento energetico e nella sicurezza antisismica. La proroga al 31 marzo per le unifamiliari va bene, ma non basta. Ho chiesto nei giorni scorsi che sia portato al 30 giugno il termine per completare i lavori. Le opere sono bloccate da mesi e ancora per settimane ci saranno difficoltà. Dobbiamo garantire tempi più lunghi anche per evitare ulteriori aumenti delle materie prime che nei tempi stretti subirebbero inasprimenti certi. Infine il taglio dal 110 al 90 non va bene. Non si cambiano le regole del gioco a partita iniziata. Non fa cosi un Governo serio. Anzitutto perché non è prevista una procedura e una tempistica transitoria. Non a caso professionisti e tecnici, dal momento dell’annuncio del decreto, sono stati sommersi da richieste dei committenti. Tanti progetti in dirittura d’arrivo rischiano di saltare con spese a carico di proprietari e condomini. Ancora: va rivisto il sistema di incrocio tra limiti di reddito e quoziente familiare. In molti casi potrebbe non essere fiscalmente capiente il nucleo familiare per attivare la pratica e questo vanificherebbe totalmente la misura. Attendiamo il decreto in Parlamento per correggere in profondità le storture delle norme introdotte dal governo”.
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