Nel 112esimo incontro della rubrica “Dialoghi, la domenica con un libro” Michele Fina ha presentato il libro “Ebreo. Una storia personale dentro una storia senza fine” (Piemme) con l’autore, il deputato del Partito Democratico Emanuele Fiano.

Partendo dalle ultime dichiarazioni antisemite del ministro degli Esteri russo Lavrov e dalla manifestazione di Casapound a Roma Fina ha aperto il dialogo rilevando che viviamo “un tempo in cui l’antisemitismo pare avere nuova fortuna e riuscire a cavalcare una propaganda fake che sembra in grado di travolgere qualsiasi dato storico e di verità. Questo libro è un dialogo con l’ebraismo, sul rapporto dell’autore e della sua formazione con l’ebraismo guardato da tanti aspetti, compresa naturalmente la storia familiare da proteggere. Poi è un libro sulle parole, nel confrontarsi con l’identità si va al fondo e le parole vanno decostruite e ricostruite. Fiano pone anche una domanda: come si fa a essere se stessi, con le proprie specificità, e allo stesso tempo integrarsi? E’ un tema che riguarda l’equilibrio tra il rispetto di se stessi e la possibilità di essere in una condizione di comunità”.

Fiano ha detto che “l’uscita di Lavrov fa parte di una strategia di propaganda legata al fatto che nell’epica putiniana il ruolo che ha avuto la Russia nella sconfitta del nazismo è matrice identitaria. Questo è propedeutico alla propaganda attuale per giustificare l’invasione dell’Ucraina. Quanto a Casapound, suggerisco sempre di leggere il saggio di Umberto Eco sul ‘fascismo eterno’. C’è una drammatica connessione tra residui del neofascismo e alcuni dei fatti peggiori degli ultimi anni, come l’assalto dell’ottobre scorso a Roma alla sede nazionale della Cgil”.

Parlando del libro l’autore ha spiegato: “Questo è un tempo di ricerca di identità, un periodo di complicata modernità. Nella mia esperienza personale trovo alcuni elementi di connessione tra i principi della cultura ebraica e il mio essere uomo di sinistra. Ho voluto raccontare cosa sia questo collegamento, come non sia casuale, e chiarire un po’ di confusione sulla storia e le vicende della storia dello Stato d’Israele. Ciò che è accaduto tra gli anni Venti e Quaranta del secolo scorso ha delle caratteristiche che possono portarci a riflettere che alcune di queste circostanze possano ripetersi. Nella Bibbia la prima volta che Dio parla con l’essere umano gli chiede ‘dove sei?’, è una domanda totalmente contemporanea, persino quotidiana: dove siamo ad esempio rispetto alle guerre e alle stragi? E’ una domanda esistenziale. Poi ad Adamo ed Eva viene assegnato un limite e nello stesso tempo la libertà di scelta. In Occidente c’è stata una traslazione terribile del significato di libertà, che non è fare quello che ci pare ma stabilire delle regole che non permettano alla mia libertà individuale di travalicare quella degli altri”.

Fiano ha ricordato che “l’origine della parola ebreo è ‘l’altro’ per antonomasia. Siamo frutto dell’incontro, è all’origine della nostra ricchezza. La comunità di cui facciamo parte è l’emblema della mescolanza. La nostra idea di civiltà prevede la prevalenza della regola, non della forza, ma ci sarà sempre chi cercherà di far prevalere un’idea tribalista. Penso di avere ricevuto un testimone dalla storia di mio padre e anche degli altri sopravvissuti alla Shoah, non solo un ricordo ma una lezione di vita. Sulla base di questa la nostra coscienza non deve sentirsi mai riposata, il dovere va attuato ancora oggi”.

Dalla centesima puntata la rubrica si presenta in veste rinnovata, avvalendosi della collaborazione di Michele Fina con l’attore Lino Guanciale, con Giovanna Di Lello (direttrice del John Fante Festival “il dio di mio padre”) e con Massimo Nunzi (compositore e direttore d’orchestra, trombettista e divulgatore).

La registrazione del dialogo è disponibile qui.