Stefano Bonaccini, Presidente della Regione Emilia-Romagna, è stato l’ospite del 75esimo incontro della rubrica di Michele Fina “Dialoghi, la domenica con un libro”. E’ stato presentato il suo libro “Il Paese che vogliamo. Idee e proposte per l’Italia del futuro” (Piemme).
Fina lo ritiene “un libro che nel fare proposte per il futuro parte dalla responsabilità di chi amministra denaro pubblico di raccontare quello che ha fatto, di spiegare se ha rispettato il programma e gli impegni. Parla del futuro muovendosi all’interno del dramma che stiamo vivendo. E’ dedicato alla transizione ecologica e tecnologica, ed è ideale per chi vuole capirne i meccanismi, e per chi ha bisogno di una visione per la propria regione, fatta di buone pratiche e di numeri”.
Raccontando anche iniziative e progetti intrapresi dalla propria amministrazione, stimolato dalle domande, Bonaccini ha esposto la visione politica e di futuro che emerge dal testo. Fina ha cominciato sottolineando il riferimento iniziale alla partigiana Aude Pacchioni, nome di battaglia Mimma, lo stesso di quella Francesca Del Rio a cui è stata dedicata la puntata di domenica scorsa, a cui ha partecipato anche Teresa Vergalli: “E’ significativo che un libro sulla modernità e sul futuro inizi con questa storia”.
L’autore ha spiegato: “Aude Pacchioni è scomparsa recentemente, è stata presidente dell’Anpi della provincia di Modena fino a poco tempo fa, gli abbiamo dedicato una piazza a Susano, in provincia di Bologna, dove c’è stata una delle stragi naziste più efferate in assoluto. Siamo forse la terra più colpita dal nazifascismo. Aude, da assessore del Comune di Modena, è stata una delle prime ad inaugurare asili nido: questo esemplifica bene il concetto che non si può guardare al futuro se mancano i piedi piantati nelle radici e negli ideali. Ho piacere a ricordare una nostra iniziativa legislativa che finanzia progetti di memoria del Novecento”.
Sul metodo richiamato da Fina in apertura, Bonaccini ha detto: “Ci tengo in modo maniacale a rendicontare ciò che facciamo, è stata la premessa per essere eletto la seconda volta in un contesto molto difficile. Non uso mai la parola modello, però affermo che se l’Italia assomigliasse all’Emilia-Romagna sarebbe un Paese migliore. Se qualcosa viene fatto qui, come le case di comunità e l’approccio agli ITS, non sta scritto da nessuna parte che non possa essere fatto altrove. Nel 1946 eravamo una delle terre più povere, è tutto conquistato. Poi io mi sento italiano prima che emiliano-romagnolo, è motivo d’orgoglio contribuire allo sviluppo nazionale”. Netta la presa di posizione sui vaccini: “Dobbiamo tenere la schiena dritta, affidarci alla scienza. Introdussi l’obbligo vaccinale negli asili nido. Se avessimo riscontrato la situazione di contagi attuale ma senza vaccini saremmo stati costretti alle chiusure. E’ grazie all’estensione vaccinale se teniamo aperto tutto o quasi, e se i ricoveri sono di gran lunga più bassi di altri periodi”.
Sulle opportunità connesse alla fase economica e di rilancio: “L’Emilia-Romagna è una terra che prima della pandemia è arrivata a 60 milioni di presenze turistiche, intese come notti dormite. E’ abituata all’ospitalità, al turismo, dall’altro alla manifattura, con la quota più elevata di export nel contesto nazionale. Per me la chiave è la qualità, la sfida del futuro non sarà sul costo di lavoro ma su quello che si produce e si progetta. Scuola, università, formazione, è questa la sfida, che oggi passa per la transizione ecologica e la transizione digitale. Occorre mettere a disposizione gli strumenti perché i posti di lavoro che si perderanno saranno recuperati da quelli nuovi. Alle consultazioni con Mario Draghi ho voluto chiarire il ruolo fondamentale di Regioni ed enti locali per la spesa e l’efficacia di utilizzo dei fondi del PNRR. Poi è fondamentale il ruolo del Mezzogiorno, mi sono battuto perché più fondi andassero al Sud. Un Paese può avere opportunità in più se arriva tutto a crescere nella stessa maniera”. Bonaccini considera poi “importante il dialogo con le parti sociali, da Presidente nella mia Regione siglai subito il patto per il lavoro, con enti locali, parti sociali, università, banche, e altri. Poi dopo la mia rielezione è diventato patto per il lavoro e per il clima, che guarda al 2030 e agli obiettivi dell’Onu: dovrebbe essere proposto a livello nazionale. Tutte le scelte strategiche nella nostra Regione le abbiamo fatto assieme alle parti sociali”.
Chiusura dedicata alle elezioni amministrative, in particolare sul Comune emiliano-romagnolo più importante in cui si voterà, il capoluogo Bologna. Bonaccini si è detto “fiducioso, lo percepiamo. Abbiamo fatto una cosa importante perché le primarie fatte bene possono aiutare, hanno partecipato in tanti in epoca di pandemia. Funzionano se prima di cominciare quelli che si sfidano dichiarano che se non vincono lavoreranno per il vincitore, e c’è nella compagine anche il Movimento Cinque Stelle anche se non ha partecipato ad esse”.
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