L’86esimo incontro della rubrica di Michele Fina “Dialoghi, la domenica con un libro” è stato incentrato sull’ultimo saggio di Giorgia Serughetti (ricercatrice in filosofia politica all’Università di Milano – Bicocca) “Il vento conservatore. La destra populista all’attacco della democrazia” (Laterza).

Per Fina si tratta di un saggio “interessante, sul populismo reazionario e conservatore. Si concentra sulla sua ultima evoluzione, pur facendo tesoro degli studi precedenti. Fa una fotografia su una parte del fenomeno e si chiama in causa la battaglia per l’eguaglianza come antidoto. L’Europa dei sovranisti mette in questione l’Europa, quello che è accaduto con la crisi pandemica ci conferma che è ora di dare corpo alle istituzioni sovranazionali, portare avanti un processo che è rimasto in mezzo al guado”.

Serughetti ha spiegato: “Il mio interesse nasce dagli studi di genere, quindi dal carattere antifemminista, anti – gender e anti – lgbt di alcune forze politiche di alcuni Paesi, penso in particolare all’Europa dell’Est ma non solo. L’antifemminismo viene osteggiato come una sovversione dell’ordine naturale del rapporto fra i generi, in particolare se tocca la sfera della sessualità. Mi sono chiesta cosa c’è nel populismo di destra che rende così cruciale questo tipo di battaglia, che presenta un legame forte con l’altra ossessione, l’immigrazione. Un altro nesso evidenziato nel libro è quello tra il populismo della destra radicale e il neoliberismo. L’individualismo del neoliberismo non è quello dei diritti, ma quello che vede ognuno come capitale umano che compete con gli altri. La sovranità dell’io si trasforma spesso nell’affermazione delle prerogative di un gruppo ristretto sugli altri”.

Per l’autrice “scavare più a fondo mi sembra importante nella prospettiva del contrasto di queste forze. La loro è una reazione a un avanzamento nei diritti: avviene a fronte di una progressiva inclusione che prevede il riconoscimento di istanze, voci, identità che entrano nell’agenda politica generando la percezione di perdita di potere sociale di una parte della popolazione. La reazione, in generale quella del populismo di destra, è fondamentalmente antidemocratica, in quanto avversa la progressione dell’eguaglianza, e si caratterizza per l’obiettivo volere eliminare l’intermediazione, come quella dei partiti e dei sindacati. Nel caso della pandemia è un approccio che dall’opposizione può dare vantaggi, ma se applicata da posizioni di governo è differente, è rischioso anche dal punto di vista del consenso lasciare ampie parti della popolazione senza protezioni e non applicare l’eguaglianza delle restrizioni”.

La registrazione del dialogo è disponibile qui.