Nei giorni scorsi si è concretizzato un passaggio molto importante e di cui molto si è discusso, ovvero l’inserimento della tutela dell’ambiente, assieme alla biodiversità e agli ecosistemi, nella nostra Costituzione. Si realizza attraverso la modifica degli articoli 9 e 41, e il raggiungimento della maggioranza parlamentare qualificata rende questa decisione immune da referendum. Essendo la modifica della Costituzione regolata dalla lunga e complessa procedura rafforzata, il dibattito pubblico aveva già esaminato più volte la scelta negli anni scorsi. Gli scettici avevano esposto tra i principali motivi di obiezione la circostanza che l’ambiente rientrasse già di fatto nella tutela costituzionale, compreso dalle sentenze della Corte costituzionale in una larga definizione di “paesaggio”.

Personalmente invece accolgo con favore questa modifica costituzionale e non solo e non tanto perché l’indicazione esplicita ha una forza maggiore e immediata, utile anche oltre i dibattiti e i confronti sull’interpretazione e l’applicazione della Carta; quanto piuttosto per alcune indicazioni che definirei persino operative nell’illustrazione di questo principio. La citazione nel nuovo dettato costituzionale dell’interesse delle future generazioni, e la particolarmente centrata intuizione di inserire nel nuovo articolo 41 il coordinamento dell’attività economica a fini ambientali oltre che sociali, segnano il giusto riconoscimento nella legge fondamentale di un nuovo modello di sviluppo in cui la salute del pianeta (da cui dipende quella dell’uomo) è responsabilità prioritaria della società, degli operatori economici, dello Stato e delle sue leggi. Proprio come nella Carta costituzionale entrata in vigore nel 1948 si individuano chiaramente il dettato e la disposizioni che hanno permesso il dispiegamento dei provvedimenti che hanno costituito le basi dello Stato sociale, allo stesso modo, oggi, ci sono i pilastri per una nuova fase, in cui l’ambiente non è tanto limite quanto obiettivo della crescita e dello sviluppo.

Sempre rimanendo nell’analisi della modifica costituzionale, è forse eccessivo affermare come hanno fatto taluni che la citazione esplicita dell’ambiente metterebbe a rischio la protezione del decoro e in generale del paesaggio, in quanto renderebbe prevalenti le necessità dell’attività economica da condurre secondo sostenibilità, e quindi i fini e l’efficienza degli impianti piuttosto che il loro impatto sul contesto; ma di sicuro, è tema di discussione da tempo e in modo particolare nelle ultime settimane alla luce dei ripetuti allarmi che riguardano la sicurezza energetica del nostro Paese, misure, regole, provvedimenti che assicurino uno stabile equilibrio tra lo sviluppo sostenibile e la tutela del paesaggio vanno trovati. Un processo, a ben vedere, strettamente connesso con le prospettive del movimento ambientalista, e con la sua capacità di innovarsi dopo che le parole d’ordine difese e promosse per molto tempo sono diventate quelle della fase storica che stiamo attraversando.

Michele Fina