Il romanzo “La prima figlia” (Edizioni e/o) è stato presentato nel 107esimo incontro della rubrica “Dialoghi, la domenica con un libro”. Vi hanno partecipato l’autrice Anna Pavignano (scrittrice e sceneggiatrice), Giovanna Di Lello (direttrice del John Fante Festival “il dio di mio padre”) e Roberta Sibona (giornalista Rai).

Di Lello ha presentato Pavignano ricordando che “ha scritto insieme a Massimo Troisi tutte le sceneggiature dei suoi film e nel 1996 ha ottenuto una candidatura all’Oscar. Questo romanzo l’ho letto in un giorno, è un libro che si divora. Si tratta di una riflessione sulla maternità e anche sul suo rifiuto e sul legame che si instaura tra genitore e figlio sin dalla nascita, oltre che sul potere dell’immaginazione. E’ la storia di una donna di circa 40 anni, Poliana, che racconta in prima persona, che aspetta il suo terzo figlio e deve sostenere un’amniocentesi. La seguiamo nel suo ricovero. Ascoltiamo le sue riflessioni e percepiamo le sue emozioni e i suoi sentimenti nei confronti del figlio, che evolvono nel corso del romanzo”.

Per Sibona “è un libro con tanti piani di lettura, sulla complessità dei sentimenti, del generare, delle donne. Non è un caso che tutto quello che emerge dall’interno della protagonista arrivi nel momento in cui è incinta di una bambina e che i personaggi maschili non abbiano la sua stessa complessità. La scrittura è bella, accattivante, poetica. Un altro piano di lettura è sulla situazione delle nascite nel nostro Paese che non è per mamme, ci sono molte difficoltà: le donne che non hanno figli sono spesso colpevolizzate, quelle che li hanno sono punite. In questo senso il libro ci offre spunti importanti per vedere quello e quanto si muove dentro e fuori una donna”.

Pavignano ha spiegato: “La prima figlia è quella dell’immaginazione che più dei figli reali rappresenta il desiderio di maternità, è un viaggio dentro la fantasia femminile. Il personaggio di Poliana mi rappresenta anche se la storia non è strettamente autobiografica visto che come lei faccio i conti e convivo con la mia immaginazione. Chi scrive deve sapere immaginare rispetto a un elemento di realtà la storia che ci potrebbe essere”. Come in un passaggio del romanzo, dove si racconta che “potrebbe nascere un figlio o una figlia diversa da come la madre si aspetta e viene narrata la storia di una bambina immaginaria con la sindrome di down: per raccontarla ho elaborato una storia che ho sentito da una persona che ho conosciuto. Nel fare figli rientra la responsabilità, un futuro genitore deve chiedersi se se la sente di amare la persona che sta per mettere al mondo. Questo libro nasce dal sentimento nei confronti dei miei figli con cui ho un rapporto intenso e nello stesso tempo caratterizzato dalla libertà individuale, le nostre vite si sono influenzate senza che io li abbia spinti. Un genitore si rende conto quando i figli crescono che è impossibile fare da cuscinetto tra la loro vita e la sofferenza che c’è nel mondo”.

Dalla centesima puntata la rubrica si presenta in veste rinnovata, avvalendosi della collaborazione di Michele Fina con l’attore Lino Guanciale, con Giovanna Di Lello e con Massimo Nunzi (compositore e direttore d’orchestra, trombettista e divulgatore).

La registrazione del dialogo è disponibile qui.