Nel 150esimo incontro della rubrica “Dialoghi, la domenica con un libro” Michele Fina ha presentato con l’autore il libro di Carlo Trigilia (professore emerito di sociologia economica all’Università di Firenze) “La sfida delle diseguaglianze. Contro il declino della sinistra” (Il Mulino). Ha partecipato all’incontro anche Andrea Crisanti (senatore, ricercatore e professore di microbiologia).
Fina ha definito il libro “una ricostruzione organica che mette ordine nella categoria dell’eguaglianza e della diseguaglianza arrivando fino al caso italiano. L’idea del testo è guardare ai modelli che si sono sviluppati, che hanno determinato il tasso di diseguaglianze che a loro volta hanno influenzato e influenzano i sistemi politici. C’è chi teorizza che siamo alla vigilia di una più grande e profonda diseguaglianza, non solo economica ma anche di opportunità cognitive alla luce dell’intreccio tra scoperte biologiche e informatiche. Una parte della popolazione potrebbe allungare in modo significativo la propria vita e il proprio stato di salute”.
Trigilia ha raccontato che “il lavoro nasce nel 2016, da un progetto di ricerca per capire come mai le diseguaglianze sociali sono aumentate nelle democrazie avanzate a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso. Abbiamo notato che ci sono differenze significative nelle democrazie avanzate. I motivi della crescita delle diseguaglianze nell’ultima fase storica vanno individuati nei meccanismi tipici della globalizzazione ma la politica in alcune delle democrazie avanzate è riuscita a frenarne l’impatto nelle trasformazioni economiche. Nei casi di maggiore successo c’è una tradizione politica socialdemocratica consolidata, in Nord Europa, che si è mossa nell’ambiente istituzionale della democrazia negoziale. In questi Paesi la sinistra ha mantenuto il grosso della rappresentanza delle classi più disagiate, qui la redistribuzione è realizzata nell’ottica dell’investimento, non dell’assistenza, le relazioni industriali diventano un elemento di crescita di produttività e innovazione”. Per l’autore “i partiti di sinistra hanno nella loro ragione sociale la lotta alle diseguaglianze, ma da un certo punto in poi non sono sempre riusciti a contrastarle al meglio: nel decennio post – bellico c’è stata una forte riduzione della diseguaglianze grazie alla sinistra che ha accettato le istituzioni democratiche e le dinamiche di mercato creando metodi e approcci come il welfare state e la contrattazione collettiva. Negli anni successivi questo quadro è saltato, si nota una difficoltà generale a proseguire nel percorso di contrasto alle diseguaglianze in un contesto in cui cresce l’impatto della globalizzazione. Le ragioni sono diverse, tra cui il cambiamento della stratificazione sociale con la riduzione del peso della classe operaia industriale e la crescita della classe post – industriale con gli addetti ai servizi poco qualificati, molto più disomogenea, meno capace di mobilitarsi ed essere aggregata. C’è poi la crescita dell’importanza dei diritti civili nell’offerta politica”.
Crisanti ritiene quello di Trigilia “un importante sforzo per classificare le diseguaglianze e identificarne le origini sociali e politiche. Ho apprezzato la differenza individuata tra spese e investimenti, questi ultimi agiscono meglio sulla diminuzione delle diseguaglianze, a monte e non a valle come le spese. E’ fondamentale interrogarsi sull’accettazione delle diseguaglianze nella società; questa si realizza nel momento in cui la maggior parte delle persone si convince che siano il risultato del merito e del lavoro e che il sistema sociale permetta di colmarle. Se vengono meno questi elementi la percezione delle diseguaglianze si accentua e crea una sofferenza, innescando il fenomeno del populismo. Nella fase della globalizzazione esiste una grande fascia della popolazione che si sente insicura, soffre la percezione della mancanza della rappresentatività. In questo vulnus si è incuneata la destra identificando dei nemici, come gli immigrati e la criminalità. Le diseguaglianze hanno un impatto complessivo sulla qualità della vita, influenzano anche l’aspettativa di vita. Poi c’è da considerare che l’innovazione tecnologica è essa stessa fattore di creazione di nuove diseguaglianze. La sinistra non ha compreso bene questo passaggio storico, come la globalizzazione abbia agito sulle aspettative e sulle paure”.
La registrazione del dialogo è disponibile qui.
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