Il libro “Lo capisce anche un bambino. Storia di una famiglia inconcepibile” (Feltrinelli), scritto dall’avvocato Mattia Zecca, e le battaglie per il riconoscimento delle famiglie LGBT, sono stati al centro del 63esimo incontro della rubrica “Un libro, il dialogo, la politica” curata da Michele Fina. Ospite assieme all’autore Angelo Schillaci, professore associato di Diritto pubblico comparato all’Università La Sapienza di Roma.

Proprio Schillaci ha introdotto il libro di Zecca: “E’ sulla storia della sua famiglia. Ne parla in un modo molto delicato. Quando penso al suo libro non penso a una rivendicazione, ma al racconto di una storia che è un atto politico in sé. Quello che mi ha colpito dal punto di vista di un giurista impegnato nella lotta per il riconoscimento dei diritti delle persone LGBT e delle loro figlie e figli, è l’offerta di una storia, su più livelli. Tra questi c’è quello che riguarda la famiglia di Nicola e Mattia e dei loro figli, delle difficoltà che trova nel momento in cui chiede tutela e riconoscimento e trova le resistenze della società e dell’ordinamento giuridico. Mi ha stimolato il modo in cui l’autore intreccia il racconto della sua famiglia con la vischiosità e la rigidità dell’ordinamento giuridico”.

Fina ha sottolineato: “E’ un libro che mette al centro ciò che è invisibile. Si capisce che questi pensieri vengono scritti di notte, nei momenti di ansia, nell’attesa che il tribunale risponda e dimostri maggiore umanità. Racconta e indica anche uno sganciamento del mondo normativo e istituzionale dal mondo della vita, la distanza tra la realtà e la sua rappresentazione giuridica. Il libro è anche un modo per mettere le emozioni di fronte a tutto il resto”.

Zecca ha spiegato che “il libro nasce dall’urgenza di raccontare una storia che forse tante persone non conoscono. Sono convinto del potere che hanno le storie per avvicinare le persone e fare avanzare la società. Nasce dall’ansia che percepivo nel momento in cui stava avvenendo quello scontro freddo, faticoso e umiliante con l’istituzione che non vedeva la mia famiglia per quella che era, e nasce anche da una profonda esigenza d’amore. Racconta una storia d’amore, quella della mia famiglia, per come è vista da tutti fuorché dalle istituzioni. E’ un racconto di intermittenze emotive tra spazi e luoghi differenti, legate da una traccia emotiva, grida il diritto di ciascuno di noi ad essere visto per la persona che è. Quello che le famiglie arcobaleno chiedono alle istituzioni è di riconoscere il dovere connesso alla genitorialità. La politica deve farsi portatrice di scelte di coraggio, ma ci deve essere anche la narrazione delle storie”.

“Il libro di Mattia – ha detto Schillaci – racconta la bellezza di un’esperienza fatta di relazioni. Io parlo sempre di GPA al plurale, ne esistono tante forme e modelli. Non è sufficiente ridurre il discorso sulle GPA a un discorso di autodeterminazione delle persone coinvolte”. Lo stesso Schillaci ha parlato dell’importante passo in avanti del marzo e dell’aprile scorsi, quando sono state depositate due sentenze della Corte costituzionale, in cui la Corte opera un cambio di sguardo sulle famiglie arcobaleno. Si pone dal punto di vista delle bambine e dei bambini e del loro interesse a vedere riconosciuto il legame tra i loro genitori. Oggi allo stato attuale un bambino che nasce in una famiglia di genitori dello stesso sesso per la legge è figlio solo di uno dei due: la Corte ha riconosciuto che questo è un problema, che esiste un vuoto di cui si deve fare carico la politica. Non va ripetuto l’errore del 2016, quando la politica fu presa in contropiede dalla Corte di Cassazione nel caso della legge Cirinnà”.

La registrazione del dialogo è disponibile qui: https://www.facebook.com/michelefina78/videos/4006986612725218/