“Negli ultimi mesi le vertenze della Marelli di Sulmona e della LFoundry di Avezzano hanno fatto registrare un importante aggravamento delle condizioni di crisi: ce ne siamo occupati assicurando presenza ai tavoli di crisi, nei luoghi istituzionali, al fianco dei sindacati, finanche davanti ai cancelli in occasione di scioperi e assemblee sindacali. Questa presenza ci ha consentito di verificare personalmente che, sebbene più volte sollecitati, Governo e Regione si sono mostrati troppo distanti, lontani dalle preoccupazioni legittime di lavoratrici e lavoratori. Lo dimostra ad esempio il tavolo odierno convocato dall’assessore regionale allo Sviluppo Tiziana Magnacca a Pescara”.
Lo scrivono, in una nota, il senatore Michele Fina e il consigliere regionale Pierpaolo Pietrucci, entrambi del Pd, che spiegano come, nel corso della riunione, “non sono emerse novità di rilievo” e “la Regione ha dato ampia dimostrazione di non avere una chiara strategia di uscita dalla crisi”.
“Abbiamo assistito – aggiungono – ad una serie di richieste all’azienda su questioni già note e attenzionate da mesi, oggetto di timidi richiami alla proprietà, mentre ci saremmo aspettati risposte concrete e indicazioni di prospettiva sul futuro dello stabilimento peligno dopo mesi di incontri e riunioni. L’impressione è quella di un galleggiamento da parte del governo regionale, che interpreta il lavoro dei tavoli di crisi più come atto dovuto che come autentico strumento di risoluzione delle crisi”.
“Una situazione non molto diversa da quella di Lfoundry, lo stabilimento specializzato nella produzione di semiconduttori sito ad Avezzano. Anche in questo caso il ruolo della Regione, dopo un primo illusorio slancio di disponibilità, ha dimostrato tutta l’inconsistenza di un mancato protagonismo senza il quale la vertenza rischia di tornare al punto di partenza. Va ricordato, infatti, che dopo la minaccia di 134 licenziamenti da parte del vertice aziendale la crisi è stata superata grazie al sacrificio delle maestranze che, nell’ambito di un accordo generale per scongiurare gli esuberi, hanno accettato sacrifici economici sui propri salari e sulle modalità di turnazione. A fronte di tali sacrifici la Regione aveva assicurato un impegno economico per progetti di formazione, anche al fine di redistribuire risorse a compensazione delle rinunce salariali, ma di tale impegno non abbiamo più notizie. E così siamo di fronte ad un accordo che scarica solo su lavoratrici e lavoratori gli oneri del superamento della crisi”.
“Di fronte a questo quadro, che ovviamente coinvolge anche altre crisi del lavoro in ambito provinciale e regionale, esprimiamo tutta la nostra preoccupazione e chiediamo che il Governo nazionale e la Regione assumano immediate azioni come richiesto dal sindacato in tutte le sedi e in risposta alle crescenti preoccupazioni dei lavoratori. Annunciamo, ancora una volta, che ci faremo promotori nei prossimi giorni di iniziative in Consiglio regionale e in Parlamento per pretendere e sollecitare tali azioni che solo le Istituzioni competenti possono e devono assicurare”, concludono.
Lo scrivono, in una nota, il senatore Michele Fina e il consigliere regionale Pierpaolo Pietrucci, entrambi del Pd, che spiegano come, nel corso della riunione, “non sono emerse novità di rilievo” e “la Regione ha dato ampia dimostrazione di non avere una chiara strategia di uscita dalla crisi”.
“Abbiamo assistito – aggiungono – ad una serie di richieste all’azienda su questioni già note e attenzionate da mesi, oggetto di timidi richiami alla proprietà, mentre ci saremmo aspettati risposte concrete e indicazioni di prospettiva sul futuro dello stabilimento peligno dopo mesi di incontri e riunioni. L’impressione è quella di un galleggiamento da parte del governo regionale, che interpreta il lavoro dei tavoli di crisi più come atto dovuto che come autentico strumento di risoluzione delle crisi”.
“Una situazione non molto diversa da quella di Lfoundry, lo stabilimento specializzato nella produzione di semiconduttori sito ad Avezzano. Anche in questo caso il ruolo della Regione, dopo un primo illusorio slancio di disponibilità, ha dimostrato tutta l’inconsistenza di un mancato protagonismo senza il quale la vertenza rischia di tornare al punto di partenza. Va ricordato, infatti, che dopo la minaccia di 134 licenziamenti da parte del vertice aziendale la crisi è stata superata grazie al sacrificio delle maestranze che, nell’ambito di un accordo generale per scongiurare gli esuberi, hanno accettato sacrifici economici sui propri salari e sulle modalità di turnazione. A fronte di tali sacrifici la Regione aveva assicurato un impegno economico per progetti di formazione, anche al fine di redistribuire risorse a compensazione delle rinunce salariali, ma di tale impegno non abbiamo più notizie. E così siamo di fronte ad un accordo che scarica solo su lavoratrici e lavoratori gli oneri del superamento della crisi”.
“Di fronte a questo quadro, che ovviamente coinvolge anche altre crisi del lavoro in ambito provinciale e regionale, esprimiamo tutta la nostra preoccupazione e chiediamo che il Governo nazionale e la Regione assumano immediate azioni come richiesto dal sindacato in tutte le sedi e in risposta alle crescenti preoccupazioni dei lavoratori. Annunciamo, ancora una volta, che ci faremo promotori nei prossimi giorni di iniziative in Consiglio regionale e in Parlamento per pretendere e sollecitare tali azioni che solo le Istituzioni competenti possono e devono assicurare”, concludono.
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