Nel 127esimo incontro della rubrica “Dialoghi, la domenica con un libro” Michele Fina ha presentato con l’autore il romanzo “Ombra mai più” (Neo Edizioni) di Stefano Redaelli.

Fina ha detto: “Sono contento di tornare a presentare con lui un suo romanzo, dopo ‘Beati gli inquieti’. Sono entrambi dalla Neo Edizioni, una bellissima esperienza abruzzese, che ha sede a Castel di Sangro. ‘Ombra mai più’ ha una sua unicità ma prosegue il percorso della prima opera. Redaelli ridefinisce il confine che tracciamo rispetto alla follia, e c’è da rilevare che attorno a questo confine si sta muovendo un pezzo importante di letteratura. Proprio la letteratura può essere una parte della cura, si occupa della salute e del benessere. C’è bisogno di dare forza alla filiera produttiva della cultura e del libro e le opere di Redaelli ci dimostrano quanto può essere importante anche per dare beneficio alla salute delle persone. La letteratura di Redaelli è figlia della migliore italiana, che ha sempre puntato a cercare connessioni tra i diversi luoghi del sapere. L’invito che viene dai suoi romanzi è osservare e osservare meglio”.

L’autore in principio del suo intervento ha parlato della Neo Edizioni, “una casa editrice attenta, curiosa, selettiva, brava. Hanno scelto di partire da un centro piccolo per fare un’operazione nazionale, in relazione con la grande narrativa italiana. Ci stanno riuscendo, visti i riconoscimenti e l’apprezzamento ricevuti dai loro libri”.

Parlando di “Ombra mai più” ha spiegato che “prosegue il racconto di ‘Beati gli inquieti’ anche se si può leggere da solo. Il protagonista dopo tre anni di soggiorno nella Casa delle farfalle, casa di riabilitazione psichiatrica, torna nel suo mondo e ritrova quello che aveva lasciato, ma cambiato. Di questo mondo potrebbe avere paura ma riesce a provarne un sentimento di tenerezza, vuole prendersene cura pur essendone considerato a sua volta una persona bisognosa di cura. La prima fortuna di questo romanzo, da due mesi in libreria, è che sta incontrando lettori, con molte risonanze. In questi mesi abbiamo incontrato molte persone con cui parliamo di letteratura e di cura”. Al riguardo Redaelli ha citato il parere positivo ricevuto dal grande psichiatra Eugenio Borgna.

“Ombra mai più” e “Beati gli inquieti”, ha detto, “parlano di follia, dal punto di vista e con la fede nella narrativa che può contribuire a ricreare il pensiero e metterlo in dialogo con quello che viviamo. La riforma Basaglia non era solo medica e psichiatrica ma anche culturale, ha rimesso in discussione l’idea che avevamo di salute mentale. Bisogna avere il coraggio di parlarne e superare lo stigma che la follia patisce: la letteratura l’ha sempre fatto, ad esempio con Mario Tobino, Alda Merini, Carmelo Volponi, poi negli ultimi anni si riscontra un aumento della letteratura che dà voce alla follia, o meglio al disagio, come nel caso del capolavoro di Remo Rapino con il personaggio di Bonfiglio Liborio, riscontrando successo. Sono ottimi segnali, c’è ancora una grande ignoranza che può essere giustificata e determinata dalla paura”.

A una domanda di Fina sull’influenza che sulla sua scrittura ha avuto lo studio della fisica, Redaelli ha sottolineato: “La scienza ricerca la verità, la letteratura il senso, ma i miei studi scientifici mi hanno dato un approccio che punta a conseguire chiarezza, brevità, al servizio di un totale ribollire di nuove domande e nuovi strumenti. In questo caos probabilmente non c’è ordine ma senz’altro una bellezza”.

La registrazione del dialogo è disponibile qui.