Fina ha detto: “Felice è uno degli storici abruzzesi più apprezzati. Il suo ultimo libro parla di una storia straordinaria, il lago Fucino prosciugato diventato uno dei più importanti appezzamenti agricoli d’Italia. Non ne è mai stato scritto con tanta profondità. La vicenda è unica nell’Italia intera, parliamo del terzo lago più grande d’Italia che ha subito molti progetti, anche tra i più fantasiosi, fino al prosciugamento con i Torlonia, ha visto le lotte contadine, la nascita e lo sviluppo del distretto agroindustriale”.
Felice ha sottolineato che “difficilmente si può trovare in Italia e forse anche in Europa una conca intermontana ricca di storia quanto il Fucino. Il prosciugamento e la bonifica d’Italia sono state, solo queste, nella seconda metà dell’Ottocento, un’opera ingegneristica di altissimo livello scientifico e tecnico, senza pari nel continente. Dopo il prosciugamento il Fucino è diventato un complesso agrario di altissimo spessore, di circa 14mila ettari, presentato come modello di sviluppo europeo. Il Fucino è stato poi l’epicentro della riforma agraria del 1950, l’inizio della modernizzazione agricola, l’area dove il movimento contadino ha raggiunto i più alti livelli di maturità politica e sindacale. Si è poi sviluppato qui un distretto agroindustriale di proiezione globale”.
La storia, in realtà, ha detto l’autore, comincia molto prima: “Il Fucino è stato oggetto di interesse e progetti arditi sin dall’epoca romana. Il problema principale dei romani era quello di alimentare la popolazione e loro obiettivo fare della conca del Fucino una sorta di granaio di Roma. Claudio portò a termine il progetto di irreggimentare il livello del lago. Questa operazione è andata deperendo, venendo ripresa in epoche successive, come ad esempio dall’imperatore Federico II o in età borbonica, quando si pensò di collegare con un canale l’Adriatico con il Tirreno avendo come fulcro centrale il Fucino. Negli anni Sessanta e Settanta dell’Ottocento con Alessandro Torlonia il Fucino fu prosciugato, un intervento accompagnato da un dibattito ecologico sull’opportunità di condurre un’operazione di questo genere. Per avere un termine di paragone sulla sua rilevanza si può solo chiamare in causa quanto fatto nei Paesi Bassi. Secondo me Alessandro Torlonia fu benemerito a portare avanti quel percorso, ebbe una notevole visione imprenditoriale, si dotò di un personale tecnico molto preparato e lungimirante. Alcuni sostengono che il latifondo Torlonia è stato un modello di modernizzazione agroindustriale, si legò l’agricoltura con lo sviluppo di impianti industriali, prevedendo anche con la nascita della banca un supporto di tipo finanziario. Le sinistre e il movimento sindacale denunciarono invece lo sfruttamento dei contadini e dei braccianti: il sistema verrà abbattuto con la riforma agraria”.
Ci furono effetti anche dal punto di vista politico, ha spiegato l’autore: “Il mondo rappresentato da Silone è caratterizzato da immobilismo e fatalismo, ma questa visione è smentita dalla realtà storica. Il Fucino è stato il luogo di esplosione di una soggettività politica e sindacale di livello notevole, ha espresso una classe dirigente di rango nazionale. Fu importante anche per la storia delle sinistre che nel caso del Fucino ebbero successo, le lotte qui furono fondamentali per la modernizzazione agricola”.
La registrazione del dialogo è disponibile qui.
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