La centesima puntata della rubrica di Michele Fina “Dialoghi, la domenica con un libro”, dopo un ciclo di confronti di 99 settimane consecutive, che ha coinvolto oltre 150 ospiti per presentare libri di oltre 40 case editrici, ha aperto una nuova fase. Comincia la collaborazione diretta dell’attore Lino Guanciale, di Giovanna Di Lello (direttrice del John Fante Festival “Il dio di mio padre”) e di Massimo Nunzi (compositore, direttore d’orchestra, trombettista e divulgatore) che si alterneranno domenica dopo domenica con Fina nell’organizzazione di dialoghi che si occuperanno oltre che di ambiti consolidati e approfonditi finora, la letteratura e la saggistica, anche di cinema, teatro, musica.

“Da adesso in poi – ha detto Fina – la rubrica sarà promossa in quattro, ci alterneremo nei dialoghi con tre amici, tre grandi intellettuali del nostro tempo che stimo moltissimo”. Fina, Guanciale, Di Lello e Nunzi inviteranno e dialogheranno con ospiti e testimoni. Guanciale nello specifico si concentrerà su cinema e teatro, con particolare attenzione ai film e agli spettacoli che hanno assunto valore e significati sociali e politici di rilievo rispetto al tempo in cui sono andati in onda o in scena; l’ambito letterario esplorato da Di Lello riserverà attenzione speciale alla letteratura femminile e a quella “di confine”, autrici e autori italiani di origine italiana che vivono all’estero e figlie e figli di immigrati; A Nunzi il settore della musica, con la dichiarata intenzione di dare spazio ai talenti. Uno si è visto in azione da subito: il sassofonista Gabriel Marciano ha offerto una performance ispirata al tema dell’incontro, il capolavoro “Moby Dick” di Herman Melville, di cui Guanciale ha letto nel corso dell’incontro alcuni passi.  Marciano ha detto: “I musicisti di questa epoca vivono un sovraccarico di informazioni dal mondo esterno. Il Moby Dick è sentirsi parte di questa immensa categoria e comunità di persone, da quando mi sono trasferito a Roma lo avverto tanto. Occorre mettere in risalto se stessi e la propria identità: è molto difficile tra così tante personalità”.

Guanciale considera il Moby Dick “un testo che parla della ricerca inarrestabile e infinita dell’approdo a qualcosa che si desidera, e che delinea un percorso circolare dell’esistenza dei protagonisti e degli antagonisti. E’ una parabola da araba fenice che è ideale per una fine che è un inizio di un percorso, quello di questa rubrica, all’insegna dell’integrazione dei linguaggi. E’ anche un’allegoria del talento e del desiderio di esprimerlo”.

Di Lello ha ricordato quanto “Melville sia stato quasi ignorato nel corso della sua vita, quando ha pubblicato Moby Dick nel 1851 è stato apprezzato da pochissimi. E’ stato riscoperto intorno agli anni Venti del Novecento. Una sorte analoga a quella di John Fante, apprezzato inizialmente ma poi caduto nel dimenticatoio per lungo tempo, anche se prima di morire fece in tempo ad assistere a un riconoscimento della sua opera”. Anche a molti musicisti, ha detto Nunzi, “è capitata l’evenienza della scoperta postuma. Penso a Bach riscoperto da Mendelssohn. Personalmente ho sempre lavorato per dare voce ai talenti”.

La registrazione del dialogo è disponibile qui