“Durante la campagna elettorale per le passate elezioni politiche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni dichiarava pieno sostegno e sicuro aiuto, in caso di vittoria, a tutti coloro che in questi anni hanno investito sui bonus edilizi. Vinte le elezioni le promesse sono state stravolte”: lo ha detto il senatore del Partito Democratico Michele Fina nel suo intervento nella discussione in Aula nell’ambito della conversione in legge del decreto 11 sul superbonus.
Fina ha ricostruito: “Con il primo decreto aiuti del governo Meloni si è introdotta la tagliola del 25 novembre. Il Governo della destra, quello dei ceti produttivi a chiacchiere, si assumeva la responsabilità di rompere il patto di lealtà con i cittadini contribuenti. Ma il piano inclinato non si è interrotto, abbiamo assistito solo a improvvisazione, salti nel vuoto normativi e piroette di chi da una parte introduce norme molto penalizzanti e dall’altra nel giro di poche ore torna indietro, modifica, rettifica. Ed è esattamente questo il modus operandi con il quale si è buttato nella mischia il decreto numero 11 del 16 febbraio 2023, il cosiddetto decreto crediti. Con un colpo di spugna avete eliminato sconto in fattura e cessione del credito e non avete introdotto alcuna misura vera per l’alleggerimento dei cassetti fiscali. Dal momento della deliberazione del Consiglio dei Ministri in poi abbiamo assistito al solito psicodramma. Mentre il Paese fuori dai luoghi della decisione osservava preoccupato e ansioso, vi siete presi un mese e mezzo di tempo lasciando tutti sospesi per fare marcia indietro. È così che su nostra sollecitazione avete reintrodotto lo sconto in fattura e la cessione per gli immobili ex IACP per le cooperative e per le opere riguardanti le barriere architettoniche. È servita una battaglia parlamentare e di territorio per farvi capire che sui crateri sismici questo decreto sarebbe stata una sciagura, e stupisce che non ne fossero avveduti i senatori provenienti da quella nostra terra, e solo così avete reintrodotto anche per questa fattispecie gli strumenti normativi originari. Ma non sarebbe bastato lasciare le norme come erano senza modificare per poi rimodificare? Almeno il buon gusto di non gioire per aver fatto un danno solo in parte riparato”.
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