Che il Piano nazionale di ripresa e resilienza, e in generale tutta la strumentazione del Next Generation EU, sia una decisiva sfida economica ed industriale è emerso in modo chiaro dal tavolo che la nostra associazione Transizione ecologica solidale (TES) ha organizzato nei giorni scorsi assieme ad Enel, incentrato sulla riconversione elettrica del trasporto pubblico locale. La sfida di partenza è significativa, come si legge nella presentazione: “Per rispettare gli obiettivi di decarbonizzazione fissati a livello europeo, l’Italia dovrà sostituire nei prossimi anni circa 60mila autobus a motore termico, caratterizzati tra l’altro da un’elevata età media. Per rinnovare ed elettrificare la flotta dedicata al trasporto pubblico locale nelle nostre città, si stima che saranno necessari circa 20 miliardi di euro. Sommando i vari strumenti sono attualmente stanziati cinque miliardi e molto rimane da fare”.
Sfida improponibile quindi? Non proprio, è emerso dal tavolo, a patto di riuscire ad agire su diversi livelli. Il ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini ha sottolineato la necessità di andare a sollecitare oltre all’offerta la domanda: se nel nostro Paese l’automobile privata continuerà ad essere un mezzo in troppi casi sostanzialmente senza alternative, a che servirà andare a rinnovare il parco degli autobus? E’ chiaro che gli effetti sul miglioramento della qualità della vita in senso ecologico saranno trascurabili, e meno convenienti i possibili investimenti. Ecco allora la necessità di agire sulla qualità del servizio e di stimolare gli sforzi della città per incentivare l’uso del mezzo pubblico al posto di quello privato. Un coordinamento, assieme ad altri obiettivi, che Giovannini vuole ottenere attraverso la ricostituzione del Comitato interministeriale per le politiche urbane.
Il ministro del Lavoro Andrea Orlando ha sottolineato la necessità di non ripetere gli errori del passato, quando sebbene in presenza di finanziamenti significativi le filiere industriali interessate non sono riuscite a crescere. Si tratterebbe di un fallimento che nel settore del trasporto pubblico privato non sarebbe sostenibile proprio per la necessità di un’ingente mole di investimenti, e quindi del significativo apporto dei privati. Orlando ha perciò proposto di agire sul livello industriale, tra le altre cose individuando gli ostacoli alla crescita e all’integrazione delle aziende della filiera, per rimuoverli, affinché i fondi stanziati dal PNRR riescano a essere moltiplicati negli effetti. Il senatore Antonio Misiani, già viceministro dell’Economia, ha evocato altrimenti il rischio che le risorse producano importazione invece che sviluppo. La crescita delle filiere è perciò, ha spiegato Misiani, persino una cartina al tornasole del buon esito del PNRR. Plurale dato che vale anche in altri settori, come quello delle rinnovabili: perché si affermi un Paese pronto alla transizione ecologica occorre che il suo settore industriale si sviluppi strutturalmente in questa direzione.
All’incontro hanno partecipato anche rappresentanti degli operatori del settore: Rampini Carlo Spa, ANFIA, IVECO BUS. Carlo Tamburi, direttore Italia di Enel, ha evidenziato la proposta in altri Paesi “di uno strumento che in Italia sta avendo difficoltà ad affermarsi, ovvero un modello a canone dove il soggetto deputato a fare l’investimento acquista non il bene ma l’utilizzo dello stesso. Consente di inserire in un pacchetto i servizi connessi, come quelli che attengono alla ricarica”.
Michele Fina
Premesso che sono fermamente convinto della necessitá di superare al più presto l’uso di combustibili fossili, mi permetto di esprimere le mie perplessitá in merito alle azioni che si stanno mettendo in atto affinché ciò si realizzi.
Ad oggi l’energia elettrica necessaria al fabbisogno nazionale viene coperta al massimo al 40% da fonti rinnovabili.
Se aumentiamo l’uso di energia elettrica spostando su di essa il consumo per autotrazione inevitabilmente aumenteremo il consumo di combustibili fossili nelle centrali termoelettriche atteso che non abbiamo altra disponibilitá dalle rinnovabili come detto sopra.
Il risultato sará quindi solo quello di spostare le emissioni dalle strade alle centrali.
Come si pensa di risolvere questo problema?
Quali strategie si stanno mettendo in atto per coprire la necessitá odierna e futura di energia senza l’uso di combustibili fossili?
Se tutte le azioni volte all’utilizzo di fonti rinnovabili non dovessero essere sufficienti a coprire il fabbisogno (cosa che ritengo personalmente più che probabile) sarebbe ipotizzabile il ritorno alla tecnologia nucleare di ultima generazione onde azzerare le emissioni?
Penso che un piano energetico che voglia definirsi tale debba contenere le risposte ai suddetti quesiti, altrimenti si rischia di rimanere nel campo delle buone intenzioni e della bella propaganda.